Ormai è noto quasi a tutti: Facebook è la piattaforma più dinamica ed in costruzione che ciascuno di noi si sia mai trovato a navigare.
Oltre a questa importante proprietà, croce e delizia dei suoi utenti, c’è da dire che l’introduzione di alcuni elementi fà si che il social network numero uno stia adottando tecniche e modalità d’uso che non gli appartengono.

Dopo il pulsante che permette di seguire gli aggiornamenti di un utente pur non avendolo tra i propri amici, è da pochi giorni rivelata la possibilità di taggare utenti che non abbiamo tra i nostri amici nei messaggi.
Sebbene Facebook dia alcuni strumenti per consentire la gestione della privacy del proprio profilo, sembra che da un certo punto di vista questa non le stia troppo a cuore, dando in parte ragione, almeno apparentemente, a quanti criticano il web. In realtà il polverone privacy è solo una questione degli ultimi anni, gli esempi di privacy violata online ed offline potrebbero essere milioni e compensarsi in varie forme.

Ma breve parentesi a parte, questa funzionalità sembra muoversi in un’ottica di maggiore condivisione e più diretto tra gli utenti. Un messaggio pubblico infatti può essere oggetto di discussione tra utenti non connessi. Se ci pensiamo bene è come quando il pensionato si intrufola in una discussione o uno sconosciuto udendo un discorso dà un proprio parere o cenno. A mio avviso il problema è che questo meccanismo, che si incrocia con i tempi e i modi di Facebook, potrebbe indurre ad amplificare un certo rumore di fondo, ad esempio generato da quanti creano un profilo privato per la propria azienda, che fà male alla conversazione e può degenerare molto facilmente in spam, flaming e un’esperienza online meno intima.

Per maggiori info: http://www.allfacebook.com/facebook-lets-you-tag-nonfriends-in-comments-2011-10

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