Ciao Andrea e grazie per quest’intervista, visto che parliamo di Twitter la mia bio non può che essere in 140 caratteri:
Un mare di passioni, di manuali non letti e sguardi trasognati all’Amélie. Parole, scarabocchi e ossimori: ingegnera, ma solo sulla carta.
Non userò definizioni ed etichette in inglese per definire la mia biografia e le mie attività. Ti racconterò soltanto che da una grande passione per la scrittura, quasi per caso, ho iniziato a lavorare prima come redattrice seo e poi, poco alla volta, mi sono avvicinata al mondo dei social network.
Mi sono iscritta a Twitter per avere tutti i requisiti richiesti in un colloquio, ma non avrei mai pensato che potesse diventare parte integrante, se non fondamentale, del mio lavoro. #Einvece…
Quindi se dovessi citarti la mia case-history di successo preferita, credo che questa sia la migliore: aver ri-trovato le mie passioni nel lavoro e aver fatto del mio lavoro una passione.
Una piccola soddisfazione recentissima è stata (contribuire a) portare l’hashtag #gtstudy nei Twitter Trend italiani per la prima volta, durante il primo GT Study 2012 di Giorgio Tave a Napoli: punzecchiando un po’ la platea, all’inizio timida su Twitter, abbiamo fatto un bel lavoro di squadra!
Alla fine Twitter non è il successo di un singolo, ma la capacità di intercettare e coinvolgere curiosità, voglie e il sentire delle persone che sono all’ascolto (in questo caso in lettura).
Perchè Twitter non può mancare in una strategia social?
Qual è la forza di Twitter e come può esser spesa per la visibilità?
Non è detto che Twitter non possa mancare in una strategia social. Anzi, trovo sia fondamentale non ostinarsi, valutare attentamente quali sono le caratteristiche del proprio progetto e decidere con onestà e realismo quali obiettivi si vogliono raggiungere, prima di approcciare i social network.
Ci sono situazioni in cui Twitter può non fare al caso nostro e risultare solo una perdita di tempo e risorse: pazienza, ci sarà qualcos’altro di più adatto al nostro progetto.
In generale, Twitter non può mancare quando la voglia e la necessità di comunicare non mancano: che si tratti di una persona/brand/azienda credo che questo sia il requisito fondamentale per non farsi mancare Twitter.
Solo a partire da tale presupposto ci si può chiedere poi perché Twitter non può mancare in una strategia social.
E penso che i motivi, al di là della specificità di ogni caso, siano questi:
- È lo strumento migliore per rimanere informati in tempo reale e sapere cosa dicono, pensano e di cosa discutono le persone (ovviamente familiari al mondo digitale)
- È diretto e personale, arriva dritto alla fonte del messaggio e permette di saltare tanti passaggi intermedi, che spesso arrestano la comunicazione (pensate al servizio assistenza di una multinazionale, alla reception di un hotel o ad un manifestante in un corteo).
- È rapido e perfetto se si ha qualcosa da dire agli altri, se ci sono argomenti a cui si tiene e su cui ci si vuole confrontare e mettere in discussione. Con Twitter la condivisione della conoscenza è semplice, veloce ed essenziale.
Come consideri il rapporto follower/following? E alla luce dei Social Signals ammessi, ormai, dai motori di ricerca?
Qualità vs quantità è l’eterna questione. Non dovremmo starci troppo a pensare: la risposta al volo è facile ed è… quantità. Vuoi mettere che bella figura avere millemilamilioni di follower e 0 following? Diventeremmo all’istante i re di Twitter (o le regine).
Ovviamente sto scherzando, prima che mi vengano a prendere per nascondermi da qualche parte e non farmi parlare ad alcun evento! 🙂
Credo ci siano delle tappe inevitabili quando si approda su Twitter.
All’inizio il rapporto follower/following sarà sbilanciato verso i following, perché è normale, muovendo i primi passi, che ci si apra alla scoperta degli ‘altri’. Passerà poi del tempo prima che la situazione si equilibri e ci si trovi nella situazione opposta. Il tutto dipende da come si agisce quotidianamente.
Mi capita spesso di vedere numeri abbastanza equilibrati, ma, nel caso di account “importanti” o con grandi numeri, credo sia fisiologico che i following siano inferiori rispetto ai follower, anche di alcuni ordini di grandezza. Questo perché account autorevoli possono avere molto da dire a tante persone, le più disparate, ma aumentando questo numero aumentano, secondo me, anche le possibilità che l’interesse non sia reciproco.
Di tutte le casistiche, quella che trovo più sgradevole è quella in cui i following sono a 0. Torniamo ai punti della domanda precedente: perché dovrei seguire un account che non è interessato a nessuno?
Da cosa dovrei capire che quell’account ha voglia, prima ancora che di comunicare, di ascoltare?
Ancora più sospetto è se, oltre a non seguire nessuno, quell’account è seguito dai sopracitati millemilamilioni di persone che però.. non parlano con l’account!
Insomma, la morte comunicazione è l’unica cosa definitivamente da evitare su Twitter.
Arriviamo dunque a ripetere ancora una volta il mantra di questo social network: non conta la quantità, ma la qualità di contenuti e interazioni: citazioni, risposte, retweet…non mi stancherò mai di ripeterlo, conversazioni!
Il numero grande da solo riempie l’ego, ma non ci rende interessanti alle persone, figuriamoci ai motori di ricerca.
Quali strumenti e KPI da tenere in considerazione per valutare l’efficacia di un investimento su Twitter?
KPI, ROI…gli acronimi sono come i draghi che imprigionano le principesse: tutti li temono e tutti li cercano per affrontarli. Ci sono un mucchio di informazioni in rete che riguardano il monitoraggio dei social network e la misura del ROI per determinare il successo delle attività sui social media.
Dal mio punto di vista per misurare la propria efficacia su Twitter c’è un parametro semplice ed essenziale: misurare se qualcuno sta prestando attenzione a quello che si dice o no. Facile!
Superato questo spartiacque ovvio ma non banale, ci potremo confrontare con metriche e parametri più dettagliati.
A mio parere, possono essere 4 gli aspetti da considerare per capire se le nostre azioni su Twitter stanno funzionando, e sono:
- La crescita di una community intorno al nostro account e quindi al tema che lo riguarda
- Engagement/conversazioni: la community interagisce? Partecipa? Come si comporta?
- Traffico: le azioni e interazioni su Twitter sono veicolo di traffico verso il nostro sito/blog/ecc?
- Conversioni: riusciamo a far compiere azioni a chi ci segue?
Il quinto aspetto, bonus: ci stiamo divertendo (noi e i nostri followers) mentre facciamo tutto ciò? 😉
Come scegliere il giusto Social Media Team o Consulente orientati su Twitter?
Se possiamo essere noi stessi il nostro social team, o qualcuno all’interno, ad esempio, della nostra azienda, tanto meglio! Affidare ad estranei la gestione di uno strumento così diretto e di conseguenza delicato può essere un rischio.
Se però abbiamo necessità di scegliere una figura esterna, più che un esperto di soli numeri e teorie, consiglierei di scegliere una persona che per affinità, curiosità e passione sia vicina ai temi che vogliamo trattare sui social. Le nozioni si fa sempre in tempo ad apprenderle, l’empatia, la sensibilità, la capacità di ascolto e coinvolgimento e la voglia di sperimentare sono invece doti rare che non è spesso possibile trasmettere. Cercate quelle!
Non mi resta che salutarvi e ringraziarvi, non prima di avervi invitato al WebReevolution a Roma il 16 giugno. Vi parlerò ancora di Twitter e di tutti gli strumenti che non possono mancare per lavorare al meglio su questo social network. E se nel frattempo capite che ci faccio in mezzo a tutti questi che io chiamo con affetto “guru”… fatemi un tweet @valijolie! 😉