Quello che in molti ci siamo chiesti negli ultimi mesi, aggiornamenti di Google, Bing e Facebook a parte, è il ruolo nel posizionamento organico dei Social Signals per meglio dire qualità, rilevanza e penetrazione dei profili pubblici dei social network.
Stiamo, o eravamo, passati da una visione website-centric ad una conversation-centric, includendo il fattore denominato “Riprova sociale” -che avrai trovato su siti importanti che trattano di Facebook ad esempio- come nuova variabile che va a comporre il trust di una risorsa web (dicesi anche URL).
In tutto questo la prima considerazione importante da fare è che: non è necessariamente misurando alcuni fattori diretti dei social networks che si può evincere la qualità di una risorsa. Perchè? Secondo me ciò dipende dal fatto che la credibilità di un algoritmo, posto che sia efficiente, è molto più stabile e lineare della credibilità umana ovvero: per quanto autorevole possa essere una persona in quanto tale è suscettibile all’errore. Come si dice in programmazione ricorsiva, questo rappresenta il “caso d’uscita”, ovvero quell’unica componente tale per cui si interrompe il moto perpetuo e che ci permette di riavvolgere il filo del discorso.
E’ anche vero che al crescere dei buoni consigli, tendiamo a fidarci maggiormente in futuro e a perdonare più facilmente, o a far finta di non vedere, certe affermazioni leggere o risorse non utili.
Ma torniamo a noi: tutta questa premessa credo sia utile a calmare le acque nella discussione “quanto pagerank/indicizzazione passa un twitt o un like” perchè stiamo parlando di qualcosa al momento non misurabile. Se io avessi un profilo twitter con due soli messaggi entrati in top tweets, avrebbe o no un peso maggiore di un profilo più conversazionale ma meno retwittato in percentuale?
E come può esser misurata l’autorevolezza relativa ad una nicchia dove i numeri sono notoriamente inferiori e quindi ancor meno significativi se accostati a segnali così labili? -so cosa sono i grafi…-
Credo non sia così facile rispondere, così come queste funzionalità social sono ancora troppo primitive per questi scopi ed il fatto che siano stati inclusi ne risultati di ricerca da questo o quel motore di ricerca non è che un segnale emozionale per l’utente più che algoritmico in senso stretto.
(Correggetemi se sbaglio, ma quando il w3c creerà uno standard per certi segnali allora potremo parlare di misurabilità e quindi di inlfluenza algoritmica).
Per il momento ci “accontentiamo” di vedere le nostre faccine, numerini o icone vicino un link, quest’ultimo ormai ben condificato e misurabile. Ma ciò non vuol dire che siano meno importanti, anzi sono estremamente influenti. Traendo liberamente spunto dalla lettura dell’articolo “Search + Social Media Increases CTR By 94 Percent: Report” si può tranquillamente affermare che non è solo vero che Search+Social aumenta drasticamente la fiducia dei consumatori, ma in generale e comprensibilmente è l’accoppiata vincente per quanto riguarda la fiducia verso un marchio o una risorsa.
Il Social ormai abbraccia una fetta importante e necessaria nel processo decisionale dei consumatori, perchè è dalla conversazione che si evincono i commenti e le opinioni più schiette sui prodotti, a maggior ragione se stiamo cercando una guida gratuita condivisa e retwittata innumerevoli volte dalla nostra cerchia di amici (leggi Social Circle).
Sebbene questo articolo consideri aspetti ormai più o meno consolidati della faccenda si rileva anche una certa immaturità, in the other hand, nell’uso di strumenti come la condivisione e il gradimento.
Al giorno d’oggi ci si riferisce a Facebook e Twitter come agli unici Social Network, questa è un’affermazione vera solo in parte. Così come è controverso definire cos’è e cosa non è “web 2.0”, lo anche dire cos’è o no “social” perchè sarebbero ormai innumerevoli i siti che permettono azioni conversazionali in diverse forme ed enumerarli e codificarli sarebbe giusto ma ancora troppo oneroso, oltre che intentato!
Per cui: cos’è Social? Un commento di Facebook? E perchè non un commento di un blog? Un Like di Facebook? E perchè non una star di un sito o su un commento di WordPress? Un retwitt di un messaggio? E perchè non una citazione?
A quanto pare il Social è nato prima di quanto potessimo credere: i social networks hanno soltanto codificato alcuni dei possibili comportamenti che l’utente medio esegue durante un processo decisionale conversazionale.
E così come “non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace” al centro dei Social Signals non può che esserci il gusto e la volontà della persona, prima che di utente come entità profilata e sagomata in un processo automatico.
Quindi che il tuo URL sia posizionato o meno, la variabile Social può renderla ulteriormente più o meno appetibile: non pensare soltanto al lato positivo della cosa. Anzi, pensiamoci. I social network sembrano tutti incarnare aspetti positivi e azioni positive, ma dove stanno quelle negative?
Così come accade nelle recensioni, perchè non dovrebbe esistere uno strumento più diretto per esprimere un parere negativo come un dislike o notwitt in modo da rendere più diretto il processo decisionale -sabotatori a parte!-.
Per il momento solo buoni amici in comunione di interessi ci aiuteranno a scegliere e a decidere, così come TUTTO-social_signals rappresenterà algebricamente/insiemisticamente il giusto complemento per farci un’idea negativa, come persone che ci stanno antipatiche o in competizione, e ci aiuteranno ugualmente a scegliere cosa invece non vogliamo.
E se tutto questo portasse ad un appiattimento dei propri contatti?
Concentriamoci un attimo sul seguente principio: ho 100 amici, ma in questo momento mi frequento maggiormente con 4 di essi, perchè ho voglia di condividere un certo interesse in questo periodo. Se questi 4, su una base di tempo codificata da altri, iniza a rappresentare il mio universo finirei per restringere il mio raggio d’azione e a perdere di vista alcuni dei 100 contatti, così come la possibilità di approfondire attraverso essi ciò che condivido con i 4 “preferiti”. In questo scenario mi viene da temere se sulla base dei social signals i motori di ricerca inizieranno a decidere al posto nostro anche quali sono gli utenti da cui traiamo maggiori informazioni e approfondimenti. A patto di non seguire dei tuttologi finirò per restringere il mio raggio d’azione, pena la necessaità di navigare in un certo grado di anonimato per non finire d’essere troppo me stesso. Credete si possa correre il rischio di eccessiva profilazione secondo questa proiezione e perdersi quell’andare oltre che il web fino ad oggi, e spero anche in futuro, rappresenta?
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