Credo che tutti noi quando ci accingiamo a posizionare un sito oltre a recuperare nella nostra memoria un papello di tecniche da adeguare ed adottare al contesto, passiamo prima o poi, anzi periodicamente, alla costruzione di una rete di link verso le pagine del sito.

Già nella, doverosa, premessa si evince come si parla di link alle pagine e non link al sito, questo per ricordarci come una buona costruzione di link passa attraverso l’accrescimento di popolarità delle varie sezioni di un sito. Infatti sarebbe innaturale che alcuni contenuti indicizzati non ricevessero tanti link quanto gli altri, altrimenti può sembrare un linking troppo interessato e rischiare di scendere anzicchè salire!

Per cui ho riflettuto un attimo e mi sono chiesto quali potrebbero essere degli spunti carini con cui partire una campagna di link building e cosa cerca di non dimenticare mai (aggiungete più spunti che potete, se volete, essi sono ben accetti!).
Alla riflessione è seguita la considerazione che un link è un consiglio, così come mi piace affermare in diverse sedi online e offline: consigliare bene ed essere consigliati è importante e va fatto con consapevolezza, senza automatismi a mio avviso -e non solo-.

Comincio col dividere la lista in due: c’è una parte di link, quelli detti inbound, che provengono dai siti esterni e una parte che vengono dal sito, internal link. Più che riflettere sull’importanza del marchiare questi tipi di link, pensiamo piuttosto a cosa significano e immaginando anche per un solo istante quante siano le sfaccettature del primo e del secondo, faremo notte!

Infatti c’è chi si interroga, a ragione, sull’importanza dei link che provengono dai social network. Leggo nell’intervista  Social ad Alessandro Sportelli, fatta da Arturo Salerno (SEMSEO) della possibile e nuova accezione dei link quando si parla di twitter o di Facebook. Per cui valutiamo queste opzioni e ricordiamoci sempre di essere aperti al concetto di link, consigliare, più che di mero codice HTML da stampare in tutti i siti del web!

Partiamo con alcuni spunti per i link in ingresso:

  1. Studia sempre la reputazione del sito che ti linka. Cosa fà la reputazione di un sito? Beh così su due piedi non saprei risponderti. Penso però che la reputazione sia fatta da una serie di fattori come l’audience a cui si risolve, il modo in cui vengono trattati gli argomenti, la diffusione del brand su altri siti, la grafica e l’interazione col pubblico, la presenza sui social networks, nonchè fattori più quantitativi come dettagli di traffico e di link in ingresso, che possono essere visti per mezzo dei più disparati strumentini SEO in circolazione!
  2. Rapporto tra numero di link e numero di pagine di chi ti linka. Siamo sicuri di avere di fronte un sito che ha una giusta proporzione tra link e pagine? E’ una domanda importante in quanto spesso troppi link non è un bene, anzi meglio pochi ma buoni! Inoltre se consideri di inserire il tuo link tra altri 3, il navigatore potrebbe cliccarti. Ma tra altri 300 difficilmente lo troverà! Quindi perderesti sia un vantaggio in termini di posizionamento, per non dire Pagerank, ma anche in termini di sito referente, il che non è poco. Pensa di avere un blog che parla di iPhone e voler trovare link utili per i tuoi articoli che trattano i prezzi dell’iPhone e le offerte iPhone. Hai trovato un partner che tratta l’iPad. Convieni con me che un navigatore che legge di iPad potrebbe essere interessato anche alla lettura sull’iPhone? Pensa ora se il blog iPad fosse visitato da 1000 utenti unici al giorno e sul sito ci sono 3 link in uscita. Facciamo finta che 1/3 di loro esca dal sito tramite referral. Quindi sarebbero 300 visitatori che mediamente visitano i link, per cui 100 visitatori per 3 link. Ma se i link fossero 300, allora avrei un rapporto pessimo. Sul web non funziona così meccanicamente. Però…quasi! Questo esempio leggilo anche alla luce di un outbound link verso un sito esterno ma attinente, ed attinente è la parolina magica.
  3. Qualità dei link in ingresso del sito. Chi vuol essere considerato un sito spammoso? Nessuno. O meglio, nessuno che accetti di essere linkato da risorse non attinenti e anzi borderline. Quindi come ti guardi tu dal procacciare link al tuo sito da pagine inutili, controlla che il tuo amico faccia lo stesso prima di chiedergli un link!
  4. Quantità del testo e quantità di link in una pagina. Mi piacerebbe fare un altro esempio del mondo offline. Quando apri un libro, leggendo tra le pagine capita di trovare delle note in basso. Immaginate se il testo fosse 10 righe e le note 2. Bene, leggerei il discorso e capirei gli approfondimenti senza distogliermi dal concetto principale espresso, o dal racconto. Ma se fossero 2 righe di testo e 10 di note? Le cose sono due. O capovolgi il libro, o ti perdi nella lettura trovando più rimandi di quanto ti aspetti e quasi quasi dici: “ok, mi leggo solo i rimandi e anzi se mi portano a leggere altri libri tanto meglio!”. Scambia note con LINK e libro con SITOWEB.
  5. Varietà delle anchor text. Su questo bisogna sempre fare attenzione, anche se posso affermare che non è sempre un 50-50. Qui entra in gioco la capacità di saper comprendere il prodotto/servizio che stiamo promuovendo ed ottimizzando e quindi avere in mente quella nuvola di parole chiave e concetti che possono rendere vario, perciò più naturale, l’attività di scrittura delle anchor text dei link verso il nostro sito. Anche perchè capita che concentri tutto sul title, però anche il testo nella pagina può, anzi deve, giocare un ruolo nell’apparizione della tua pagina nelle SERP.
  6. Pagerank e Alexarank. Come non citare questi due fattori blasonati. Beh se vuoi considerali, non è di certo un male. Ma tutti sappiamo bene che il Pagerank sta valendo un pò meno col tempo e anzi a volte si è letto che andasse in pensione, mentre il secondo è un dato statistico e non rappresenta un certificato di traffico e gradimento di un sito. Detto ciò non escluderli, ma accompagnali all’analisi di traffico con altri strumenti. Non voglio fare elenchi di tools adesso, ma giacchè parliamo di SEO… puoi cercarteli su Google, ce ne stanno tanti 🙂
  7. Bilanciamento e numero di link dofollow e nofollow della pagina che ti linka. Qui voglio raffinare il concetto già espresso ai punti precedenti. Sebbene l’azione di scegliere quali link siano no o do follow sia un’azione di fino che in alcuni casi può essere erroneamente trascurata o automatizzata tagliando un pò di quà e un pò di là, è importante notare un certo bilanciamento logico. Non è solo un beneficio diretto al link che ricevi, pensando ad esempio al numero e al tipo di risorse linkate, ma anche sintomo che la persona presta attenzione a questa attività.
    I CMS svolgono un’attività importante a supporto dei webmaster ma uno che si rispetti deve comunque trovare il suo modo e la sua giusta configurazione. I siti non sono tutti uguali, quindi non possono essere uguali i modi di linkare!

Beh gli altri consigli li darò la prossima settimana. Apparirò dai fumi di una cocente serata di luglio! 🙂

@Fabio: grazie per il retweet! :) @Alessandro: onoratissimo di sapere che hai letto il mio post, e anche averlo apprezzato! Questo significa che mi sto muovendo nella direzione giusta e sicuramente anche le buone letture del forum sul Web Marketing mi hanno fatto bene! :)

@Andrea: Complimenti per l'articolo, mi piace il modo originale con cui hai espresso i vari punti, lontano dal mainstream degli articoli sul link building che esistono in rete. Volevo sottoporti una domanda, magari poi verrà trattata in un successivo articolo. Che ne pensi dei link a pagamento? Nella mia esperienza ho trovato, sopratutto in Italia, soluzioni che prevedevano spesso la trattativa privata con annessa incertezza sul venditore, lungaggini di negoziazione e via discorrendo. Per fortuna poi ho trovato anche soluzioni, sempre a pagamento, ma che danno moltissime informazioni sui venditori. Ho testato un paio di piattaforme (Textlinkads e Teliad) ed entrambe sono valide. Posso applicare tutti i principi che elenchi (anchor text differenziati, link attinenti, distribuzione dei link sul maggior numero possibile di pagine del mio sito, ecc.) per dare naturalezza alla mia strategia di linking. In questo contesto non do più importanza al fatto che i link siano a pagamento, ma solo alla qualità di quello che acquisto.

ciao PiccoloSeo grazie anche a te per essere passato di qui, e per il commento di apprezzamento! :) Parto con una premessa: Google si scaglia senza pietà contro i link a pagamento, è così che leggiamo sulla guida dei webmaster messaci a disposizione. Ma di fatto un banner, un AdWords, che cosa sono se non una vendita di visibilità? E allora perchè un link dovrebbe essere diverso? Detto ciò, che può essere condivisibile o meno, anzi se volete aggiungete la vostra che leggerò con estremo piacere ed interesse, penso che quanto hai detto possa andar bene. Il fatto che il link sia a pagamento io lo vedo così: se conosco il webmaster ed è mio amico allora ci accordiamo senza scambio di danaro. Oltretutto sarà cura di entrambi fare uno scambio favorevole magari non diretto e tra risorse attinenti e dai fattori di qualità alti per entrambi i siti. Inoltre mi chiedo come si faccia a tracciare e capire, forse ancora no ma in futuro si, che un link è naturale e un altro a pagamento. Probabilmente tracciando un qualche codice di affiliazione, sempre se presente! Convengo con te che certe realtà qui in Italia sono ancora immature e anzi certi meccanismi, a mio avviso, non li vedremo mai. Siamo un popolo troppo interessato :) Concludo dicendoti che i link a pagamento non sono il male assoluto, va saputo fare, magari con un occhio di riguardo in più perchè tutti possono pagare per avere un link, ma la crescita e la promozione dei link naturali sono tutt'altra cosa. A me danno molto fastidio le aziende che vendono le immissioni nelle directory, vendendo un pacchetto automatizzato e sparando richieste fac-simile a tutte le directory, senza nemmeno citarle. Ad esempio io le banno dalla mia personale directory, altri invece fanno capire cosa c'è dietro il loro servizio di segnalazione e accetto e valuto volentieri i loro siti. Un pò di lavoro dietro ci vuole sempre e non vedo perchè la mia directory gratuita debba essere venduta da un pinco qualsiasi che magari in 10 minuti spara 100 richieste! Questo per abbracciare un'altra accezione dei link a pagamento, non proprio diretta, ma attuale. Personalmente li ho sempre evitati, non mi va di avere l'ansia da link innaturale, piuttosto mi presento al webmaster e cerco una merce di scambio, ma come ti dicevo a volte trovi italiani poco collaborativi. E se il web non è che una rete di collegamenti (chiamili link, social, grafi...), cos'altro potrebbe essere?

Ciao Andrea! Grazie mille per la risposta, sono contento di poter discutere apertamente su questo tema che in Italia sembra un tabù, come giustamente dici. Sì, è vero, Google si esprime decisamente contro la vendita di link, ma, sinceramente lo fa in modo troppo interessato rispetto alla propria attività (vedi AdWords). Ha ragione Big G, quando dice che i link in entrata debbano essere naturali, quindi che il contenuto delle due pagine in gioco davvero siano complementari e diano un valore aggiunto sia all'utente sia al motore che ne calcola il ranking. In questo contesto, però, se io miro alla rilevanza semantica dei link che acquisto e la mia struttura di back link risulta estremamente naturale, verrò sicuramente valutato in modo positivo da Google piuttosto di fare spam (non a pagamento) su n directory o scambiare link reciproci (anche qui a gratis) con il primo che mi capita. Per quanto riguarda codici o script, nella mia esperienza di acquisto, per esempio con Teliad, essi non erano presenti. Si trattava sempre di semplici href dofollow. Anche qui mi chiedo: se non ne abuso e i link hanno numericamente e per varietà (di PageRAnk, di Anchor text, di landing URL) un buon mix, Google come fa a rintracciarmi? Naturalmente nel SEO vince chi abbina più strategie. Certo l'acquisto da solo è meno efficace rispetto ad affiancare article marketing, link baiting e altra tecniche. Ma secondo me, ripeto, piuttosto che affidarsi a sconosciuti, scelgo dei professionisti che mi danno più certezze, lontani da logiche di link submission automatiche, blind network dove non so cosa acquisto. Il lavoro, come dici tu, ci vuole da entrambe le parti. Solo che sul mio sono sicuro e voglio esserlo anche su quello altrui, almeno gli interessi sono dichiarati.

PiccoloSEO grazi per aver alimentato ulteriormente la discussione :) Mi sono documentato su Teliad e sembra uno strumento interessante, nell'ambito dei link a pagamento. Ma proprio dopo aver letto il sito istituzionale ho anche letto il seguente articolo: bit.ly/aFrckn dove ho trovato commenti un pò delusi su programmi come questo e altri, chiamando in causa PageRank e simili. Ve lo sottopongo al fine di alimentare la discussione e delineare qualcosa di sempre più chiaro in una materia così oscura ma anche affascinante :)

Ciao Andrea. Beh, certo, poi ci saranno sicuramente i casi limite, come in tutto. Ho dato un'occhiata al link che hai postato e da quello che ho capito, quella discussione riguarda la vendita di text link, non l'acquisto. A parte che penso che entrambe le pratiche, attuate senza scrupolo alcuno, siano un invito a nozze per Google (il suo algoritmo tentacolare non ci mette nulla a intercettare siti che fanno spam e, come prima cosa, penalizza il PageRank), è molto più facile che Big G si accorga di siti che vendono link, piuttosto di siti che li acquistano (anche per un semplice fattore di concorrenza ad AdSense). Faccio un esempio: ho un sito e metto tutti i miei link in uscita in un elenco "Siti partner". Non sazio, quei siti cambiano in continuazione da settimana a settimana. Ora, in questo caso anche l'algoritmo più semplice individua subito il sito in questione e lo etichetta come venditore di link/spammer. Se io vendo invece link che sono all'interno del contenuto (non nelle side bar o nel footer, o almeno non solo) del mio sito e linkano a pagine con un contenuto riconducibile al mio e in più quel link rimane presente, perché ormai parte di un articolo, anche quando l'acquirente non me lo paga più, Google difficilmente mi sanzionerà. Di solito comunque prendo con le pinze sia i commenti lusinghieri, sia quelli negativi che trovo sul web, anche perché ci sono spesso secondi fini in ballo.

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